Rotta verso il Tempio

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  1. @Les
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    MESE 10, GIORNO 7, POST 3 (sett), notte fonda

    [(#FF007F) EXP 152.190 (30r100x2)][DENARO: 1500 mo (gioielli) + 4700 mo NdF + ABBIGLIAMENTO: tunica rosso scuro, lunga fino ai piedi, fascia dorata in vita, capelli raccolti con l'acconciatura tradizionale e fermati dalla corona][EV: 650, ABILITA': fiamme blu, controllo dell'attacco B ARMATURA: D1 (off), ARMI: pugnale (off)]



    Passarono diversi minuti in cui Iris rimase in silenzio, senza muovere un muscolo, con tutte le sue energie concentrate nel tentativo di non vomitare di nuovo. Quel silenzio incoraggiò il medico, che riuscì nuovamente ad alzare lo sguardo sulla sua sovrana. La stanza era scarsamente illuminata, erano state accese solo un paio di lampade, ma erano sufficienti per rendersi conto che Iris era più pallida del solito: forse era colpa del mal di mare... ma dopo quello che le era successo... l'ometto rimase incerto per alcuni istanti. Forse non era niente, doveva solo riposare e per quando si fosse svegliata era meglio che anche lui avesse qualche ora di sonno alle spalle, tuttavia... non era forse il suo lavoro assicurarsi della salute del Signore del Fuoco?

    Lanciò un'altra occhiata a Iris, poi a Elanor, poi alla porta: sarebbe stata una vista rassicurante se non fosse stato per il meccanismo di chiusura, che la sigillava dall'esterno. Deglutì, stringendo con fare nervoso la propria borsa. Iris se ne stava lì ferma, con gli occhi chiusi. Che si fosse già addormentata? "Devo... devo controllare una cosa" disse timidamente in direzione di Elanor e subito abbassò lo sguardo, avvicinandosi al Signore del Fuoco prima ancora che l'altra potesse rispondergli, preso da una frenesia nervosa. "Altezza, potreste porgermi il braccio?" sussurrò in direzione di Iris, ma lei non si mosse. Lo aveva sentito, per la verità, ma quella fastidiosa sensazione allo stomaco stava lentamente diminuendo e aveva il terrore che qualsiasi cenno, qualsiasi movimento avesse fatto, l'avrebbero fatta stare come pochi minuti prima, cosa che intendeva fermamente evitare.

    Il medico si accucciò accanto al divanetto, voltandosi in direzione di Elanor in cerca di qualche conferma, sperando che lei facesse qualcosa. Poi un pensiero si insinuò nella mente dell'uomo. Magari il soldato stava pensando che l'avesse avvelenata o, peggio, che non sapesse cosa fare... e lui sapeva perfettamente quanto dura a corte un medico che non sa fare il suo lavoro. Deglutì di nuovo, mentre una goccia di sudore gli scendeva a lato della fronte: gli sarebbero serviti almeno due giorni per riprendersi da quella avventura... un medico non dovrebbe essere sottoposto a certe pressioni! Lo portano a fare male il suo lavoro! "E'... ha avuto un incidente... devo controllare le ferite" balbettò verso il soldato, rifiutandosi di incrociare il suo sguardo.

    Iris grugnì. Più lo stomaco si calmava più cominciava a sentire la stanchezza per quella giornata: le braccia si erano fatte pesanti, gli occhi non volevano aprirsi e anche se fosse stata disponibile ad assecondare il medico non era sicura che sarebbe riuscita a farlo. In più si sentiva stranamente intontita e un dolore pressante le stringeva la testa... ma era il Signore del Fuoco, la migliore dominatrice della sua nazione e la debolezza non esisteva nel suo vocabolario. Aprì gli occhi e piano, piano mise a fuoco la stanza; riuscì a distinguere la figura del medico, chino su di lei. Sbuffò, allungando il braccio, ma subito la forza per sorreggerlo venne meno e lo lasciò ricadere sul divanetto. "E' tutto a posto, tutto a posto... solo l'effetto del papavero..." spiegò l'ometto con voce acuta, affrettandosi ad afferrare il braccio della giovane per misurarle il polso. A posto.

    Una delle ancelle della ragazza aveva allungato il collo con fare curioso e il medico si affrettò ad attirare la sua attenzione "potrebbe scoprirle la schiena?" chiese, facendosi da parte per permettere alla giovane di esaudire la sua richiesta. Iris sbuffò di nuovo, tirandosi a sedere per permettere alla ragazza di fare il suo lavoro e non si lamentò nemmeno quando nello slegare la fascia che stringeva la tunica sfiorò uno dei tanti lividi causati dalla brutta caduta nel sotterraneo. Quando però il medico cominciò a tastare le ferite per assicurarsi delle sue condizioni gli rifilò una gomitata dritta nello stomaco "fa male più o meno così" protestò, ricoprendosi. "Ora vorrei dormire" annunciò e discutere sarebbe stato inutile: la sua pazienza era ormai esaurita.

    Il medico era ancora a terra, ma si rialzò dolorante. Aveva qualcosa di rotto, se lo sentiva. Forse sarebbe morto quella notte stessa, su una nave a centinaia di miglia da casa sua e probabilmente avrebbero dato il suo corpo in pasto ai pesci... fatto in mille pezzettini da quella che avrebbe dovuto essere la sua cena... "Altezza, dovreste riposare per tutta la durata di questo viaggio. Per la verità, non avreste dovuto mettervi in viaggio affatto, se non curate adeguatamente quelle ferite rischiate gravi complicazioni..." insistette preoccupato. Ma Iris non lo ascoltava più. "Riposerei volentieri" rispose, indicandogli la porta, mentre con l'altra mano reggeva la tunica perché non le scivolasse di dosso.
     
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