Rotta verso il Tempio

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  1. Silian
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    MESE 10, GIORNO 8, POST 8 (sett), primo mattino


    [EXP: 21.340 exp (30r100x2) Elanor (#3A0057)] [DENARO: 510 NdF; DEPOSITATO: conto ABBIGLIAMENTO: uniforme completa Guardia Reale] [EV: 900 PV, ABILITA': chi blocking ARMATURA: // ARMI: arco/stiletti (8)]

    Emerse lentamente dal limbo senza sogni che la circondava in ogni direzione, sempre cullata dal rollio della grande nave di ferro. Le pesavano tanto le palpebre…non riusciva neanche a sbadigliare. Era stata una serie di colpi metallici a strapparla dal mondo dei sogni: la sua stanza doveva essere collocata sopra alcuni dei tubi che provenivano dalla sala macchine: qualsiasi cosa venisse sbatacchiato là sotto, lei lo sentiva perfettamente. E là sotto non si dormiva mai…insomma, lei aveva ancora sonno e di alzarsi non aveva assolutamente voglia. Si girò dall’altro lato e lasciò che il mondo le scivolasse via di dosso ancora una volta…che sensazione meravigliosa…

    SDENG! SBEMMM! DONG, BONG, GONG! MALEDETTI ROMPI…ACCC…..Elanor scattò a sedere sulla branda, lanciando improperi a voce non troppo bassa a quei…quegli…insomma, lasciamo perdere. Le sembrava di essersi riappisolata solo mezzo secondo prima…Strisciò giù dal suo giaciglio, ormai non ne poteva più di quella roba che riecheggiava nella cabina. Avete presente quando uno è talmente stanco, che quando si tira in piedi gli cedono le gambe? Beh, eravamo più o meno a quei livelli. Ci mancò poco che non franasse per terra un paio di volte ma si riprese sempre per il rotto della cuffia. Avanzò a tentoni verso il bacile in un angolo: era un recipiente diverso dal solito: intanto era fissato alla parete invece che su un treppiede di metallo; poi era molto più fondo ed aveva un coperchio, in caso ci fossero state delle brutte tempeste era meglio non avere roba che si rovescia in giro per la cabina. Per finire, un piccolo tubo metallico poteva scaricare il contenuto del recipiente direttamente nella sentina. In una nave erano accorgimenti abbastanza semplici da realizzare: tubo più, tubo meno alla fine non cambiava poi molto. Si lavò rapidamente e si guardò nello specchio opaco che pendeva dalla parete sopra il bacile: rifletteva l’immagine color ottone di una tizia stralunata e con i capelli piuttosto disastrati. Così non poteva andare…cerco di tirarsi su e si massaggiò il viso per ridargli un po’ di vita, poi fu la volta dei capelli: ormai si erano allungati parecchio, le oltrepassavano le scapole ed erano di un bel castano scuro. Perché non lasciar loro prendere un po’ d’aria? Ma si…in fondo, chi voleva esserci a quell’ora sul ponte? Uscì di soppiatto dalla cabina, senza elmo e con i capelli sciolti, indossava solo la base dell’uniforme senza cinture e, per finire, se ne andava a piedi nudi.

    Così si stava terribilmente comodi…all’inizio la sensazione del metallo freddo sotto i piedi l’aveva fatta rabbrividire, poi ci si era abituata e, alla fine, l’aveva anche aiutata a svegliarsi. Ma si…corse senza fare il minimo rumore per i corridoi che attraversavano le viscere della nave: tutti gli altri soldati indossavano stivali, se fosse arrivato qualcuno se ne sarebbe accorta prima lei ed avrebbe fatto in tempo a nascondersi da qualche parte. Perché non stava affatto bene che un ufficiale se ne andasse a zonzo vestito peggio di una nomade in vacanza! La stradina tortuosa che seguiva passava accanto alla sala macchine: c’erano sbuffi di vapore continui e faceva un caldo piacevolissimo sotto i piedi…e lì, anche se incontrava qualche macchinista, non c’erano problemi…non erano i tipi che si formalizzavano, neanche l’avrebbero mai vista in faccia, una volta fuori da quel mostro nero. Lì i colpi ed i tonfi che l'avevano svegliata erano decisamente più forti, doveva esserci qualche riparazione iin corso. Qualche minuto di fuga dopo apriva già un portellone laterale e scivolava fuori, lungo uno stretto camminamento che cingeva la parte posteriore del ponte, a poppa: era più che altro un’uscita di servizio, per far aerare la parte interna della nave. Non c’era anima viva…e fu libera di restarsene a contemplare le strisce di schiuma dei motori che si dissolvevano tra le onde del grande mare, con i capelli al vento. I motori dell’ammiraglia facevano le fusa sotto il ponte e, lentamente, insieme al vento di mare se ne andò anche il sonno. Sarebbe rimasta lì anche tutta la giornata…


     
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72 replies since 28/8/2011, 14:23   705 views
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