屏幕背後的沉默 (Il Silenzio Dietro ai Paraventi)

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  1. A.Kaste
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    aangthelastairbenderbyo

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    MESE 9, GIORNO 10, POST 1 (sett), sera

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    [EXP 790 Kiteng (#7171FF): 50r100] [DENARO: 900 monete NdA / DEPOSITATO: 0 (link deposito) / ABBIGLIAMENTO: abito leggero da monaco giallo con spalline e cintura arancione. Calzature nere allacciate fino a sotto le ginocchia. Collana del maestro Ugwai ] [EV: 700 / ARMATURA: nessuna / ARMI: bastone aliante]
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    Era con un flebile sussurro che il vento mormorava il timido languire del tempo. Egli era seduto, rigido come una statua, sul ciglio del vuoto. Laddove la pietra del tempio s'interrompeva bruscamente, l'orlo di un terrazzo si lanciava nel baratro della montagna, smorzando il respiro. Come uno spirito fatto di polvere d'orata, il monaco rimaneva in quella posa sacra, mentre una leggera nebbiolina sfumava i suoi contorni, muovendoli appena: era in meditazione. Le gambe incrociate sostenevano il busto perfettamente dritto; le mani erano appoggiate davanti all'addome, giunte in modo tale da dare la forma di una goccia. Tra i polpastrelli delle dita si stava accumulando l'energia dell'aria, lentamente imbrigliata dal Chi che scorreva nelle sue braccia. Sentiva il mondo sciogliersi in una massa fluida di anime, cadute nel baratro che si scavava davanti ai suoi occhi chiusi, inghiottite dal buio. Sentii un calore viscerale salire dall'addome fino all'intonso petto, lentamente. La sua purezza stava contaminandosi, come l'acqua del ruscello macchiata dalla cenere del vulcano, e questo turbò la sua concentrazione. Vide nel suo viaggio tra gli spiriti ancestrali, l'occhio di una dea circondato dalle stelle, poi lentamente offuscato dai vermi dell'ombra che si infilarono nella sua grande e mistica pupilla, accecandola. Cosa stava succedendo? Cosa stavano cercando di dirgli gli spiriti? Sentì una voce che lo chiamava, mentre la sua anima camminava in un maestoso deserto, abitato soltanto da quattro giganti statue, alte dalla terra fino al cielo, raffiguranti i quattro dominatori. Sì voltò verso la fonte di quel richiamo, ma non trovò altro che sabbia.

    Improvvisamente, la sua meditazione s'interruppe con un brusco strattone.

    "Hey, Kiteng!!! Sveglia! Vieni a vedere! Non ci crederai!" Era la voce affannata di Gatsu. Nelle sue parole, sillabe tremanti lasciavano intendere stupore e terrore. Kiteng s'alzò di scatto dall'orlo del prepipizio su cui meditava in pace e solitudine, balzando con l'utilizzo del dominiò sul solido terrazzo di pietra del tempio. "Che cosa succede?" il monaco fu svelto nel muoversi, richiamando a sè con una folata il bastone aliante, appoggiato poco più in là. Il suo amico l'afferrò per l'orlo della tunica arancione, cercando di trascinarselo appresso con la voga di un bisonte "E' arrivata gente della nazione del fuoco!!!".Il monaco rimase sopreso dall'affermazione, ma nascose ogni espressione di stupore dietro a una calma apparente, come l'acqua che mantiene una superficie calma e trasparente, sotto cui però una turbolenza perquote il fondale ombroso. "Non sembra cosa da interrompere così maleducatamente la meditazione di un Monaco," ammonì Kiteng con aria saputa, quasi odiosa, ma che non nascondeva perfettamente il sarcasmo che l'aveveva mosso: stava scherzando. "Non è il momento di ciarlare, sciocco! Vieni, dai, non sei curioso?" "Sicuro!" Rispose repentinamente. Così i due si lanciarono correndo verso le scale che dai terrazzi superiori scendevano fino all'Agorà, principale sede della vita dei monaci, terreno di allenamento e incontri. I due non erano i soli ragazzi che stavano andando a curiosare: era un evento davvero straordinario. Piccole teste pelate spuntavano dai bastioni più alti del tempio, o dalle finestre degli alloggi; tutte quante a guardare la presenza di questi intrusi così pittoreschi che destavano ben più di una semplice curiosità: c'era anche terrore. Solo i più coraggiosi, tra cui Kiteng e Gatsu, si spinsero così vicino da riconoscere volti ed espressioni degli ambasciatori di una nazione così lontana, ma in quel momento così vicina. Silenziosi come ombre, si acquattarono nel portico che conduceva alle mense, nascondendosi dietro a un paravento. Osservarono muti come pesci, le figure degli estranei che parlavano con focosa indisponenza, che s'imponevano come padroni, che ordinavano senza chiedere. Il giovane sembrava freddo, agli occhi dell'amico, al quale dava fastidio la presenza di così tanta arroganza; ma la mitezza del monaco lo spinse a rimanere in silenzio e in ascolto. Videro i loro maestri, tra cui il più adorato Ugwai, scomparire in breve assieme a una sola persona della delegazione straniera. Il resto dell'ambasceria rimase con due monaci, i quali si accollarono il dovere di far accomodare gli ospiti. Uno di questi catturò le attenzioni del giovane Kiteng: Elanor. I tratti sottili e definiti, gli occhi grandi e profondi; non gli sembrava proprio una macchina di morte. Molto più probabilmente, poiché non aveva mai visto una ragazza in vita sua, non figurava minimamente nelle sue timide credenze una bellezza così innocente associata alla distruzione del fuoco. Aveva un certo timore reverenziale per una cosa sconosciuta come un dominatore delle fiamme, tanto più ne era affiscinato se era una donna. Ciononostante rimase mite, quieto nell'animo, come la brezza estiva che accarezza il volto nelle veglie più dolci; anche quando il suo amico gli chiese con un sussurro allarmato: "E se vengono da questa parte?". "Beh...allora ci toccherà presentarci..." Abbozzò un sorriso, rimaneno poi in attesa col compagno di vedere cosa avrebbero fatti questi misteriosi e temuti ospiti...


     
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  2. Silian
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    CITAZIONE

    spirito fatto di polvere d'orata -> preferivo il pesce persico, ma se non c'è nient'altro...XDD


    [EXP: 22.660 exp (30r100x2) Elanor (#3A0057)] [DENARO: 510 NdF; DEPOSITATO: conto ABBIGLIAMENTO: tunica corta rosso rubino aperta ai lati con orli neri, cintura e pantaloni neri] [EV: 900 PV, ABILITA': chi blocking ARMATURA: // ARMI: arco/stiletti (8)]

    MESE 9, GIORNO 10, POST 17 (sett), sera

    Seguì con lo sguardo, non senza un pizzico di nervosismo, la figura di Iris che si inoltrava nei meandri del tempio, con Len Shu, Shibao ed una quantità indefinibile di figure arancio vestite a fargli ala. Meno di un minuto e scomparvero tutti nella penombra dell’edificio, le pesanti porte vennero chiuse senza che nessuno in realtà le toccasse. Il capo delle Guardie Reali sospirò, guardandosi intorno attraverso i fori dell’elmo. Sembrava di essere finiti in un mondo parallelo…era stranissimo, ovunque ti girassi non vedevi nient’altro che zucche pelate, con o senza frecce che fossero, e tuniche arancioni svolazzanti. Aggrottò le sopracciglia. Li stavano guardando tutti: dalle finestre, dalle torri, dai camminamenti esterni del Tempio…la facevano sentire come una bestia rara appena catturata ed esposta ai giardini zoologici. Si voltò a vedere cosa stessero esattamente facendo gli altri, ma non era molto chiaro: gli elmi a forma di teschio coprivano del tutto i loro volti; non ci avrebbe messo la mano sul fuoco, ma probabilmente erano spaesati almeno come lei, a giudicare da come si guardavano intorno.

    Mosse un paio di passi in avanti, giusto per fare qualcosa. Centinaia di occhi e decine di frecce azzurre seguirono i suoi movimenti, per arrestarsi insieme a lei appena decise di fermarsi. Così era anche peggio…e che cavolo, non avevano proprio niente da fare quelli là? Che so, pulire i bisonti, fare lezione di volo…niente, vero? Sbuffò di nuovo, seccata, ed andò ad infilarsi di nuovo nel gruppo dei suoi, cercando di ignorare occhi e frecce che di nuovo le restavano incollati addosso. Si sfilò l’elmo e gli altri la imitarono in pochi secondi. Probabilmente avevano tutti la medesima espressione, perché dopo essersi guardati in faccia la metà di loro furono costretti a soffocare le risate. Capo, ma li hai visti? Sono tutti pelati… sussurrò Shizuka coprendosi la bocca con la mano. E ci fissano…che dobbiamo fare? Bisbigliò la sorella esitante. Che volete che vi dica…rompete le righe, tanto ne avranno per parecchio, da quello che ho capito. Fatevi un giro, non buttatevi nel dirupo e non sparite, se lei dovesse tornare all’improvviso dovete essere a portata di voce.

    Le guardie non mossero un muscolo. Elanor lanciò loro un’occhiata divertita. Prima volta che vedete un monaco, vero? Ridacchiò dando una gomitata nel fianco a Makoto. Sono innocui, lo so che la strage dei Templi è storia recente ma non vi torceranno un capello, è contrario alla loro filosofia. E poi siamo parte di una delegazione straniera, sarebbe un suicidio diplomatico farci qualsiasi cosa. Contenti adesso? Coro di grugniti. Poteva anche bastare. Tamburellò sull’elmo per qualche secondo, poi girò sui tacchi ed iniziò a fare una passeggiata lungo il parapetto dell’agorà. Meglio dare loro l’esempio, o sarebbero rimasti lì per tutta la sera. La visuale era mozzafiato...evitò di avvicinarsi a meno di mezzo metro dal bordo, non era sicura di essere abituata a quelle altezze, anche se era salita sulla groppa di un bisonte più di una volta. Abbracciò l’elmo, pensierosa. Chissà cosa doveva essere abitare in un posto simile…forse un giorno doveva prendersi una vacanza, mandare un falco a Liang e farsi ospitare dalle monache. Sarebbe stato interessante.

    Il sole scendeva lentamente dietro le montagne delle isolette intorno al tempio: iniziava a fare discretamente freddo lassù. La luce che filtrava attraverso le nuvole era ambrata ed ormai non più calda come di giorno; in breve tempo passò al rosso cupo, poi all’indaco mentre, al contrario, il chiarore argenteo della luna sorgente diventava più forte. Si vedeva benissimo anche a quell’ora. Si rese conto di essere arrivata a pochissima distanza da un paio di monaci curiosi. Lanciò loro un’occhiata fugace e fece un inchino accennato nella loro direzione. Fece poi per proseguire il giro dell’agorà, senza volerli ulteriormente disturbare. Non sapeva che tipi fossero: Hade ad esempio era un chiacchierone, Liang la persona più gentile della terra, ma questi magari preferivano non dare troppa confidenza agli estranei…

    Edited by Silian - 3/11/2011, 11:56
     
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  3. A.Kaste
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    aangthelastairbenderbyo

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    MESE 9, GIORNO 10, POST 2 (sett), sera

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    [EXP 990 Kiteng (#7171FF): 33r100x2] [DENARO: 900 monete NdA / DEPOSITATO: 0 (link deposito) / ABBIGLIAMENTO: abito leggero da monaco giallo con spalline e cintura arancione. Calzature nere allacciate fino a sotto le ginocchia. Collana del maestro Ugwai ] [EV: 700 / ARMATURA: nessuna / ARMI: bastone aliante]
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    Come un baccello di seta lucente, il sole tramontava in un informe massa di bagliore rosato dietro le cime nuvolose che abbracciavano i contorni del tempio. Il sospiro della notte fece capolino sottoforma di brezza frizzante, alzando in una danza impacciata le tonache dei monaci. Sebbene fosse ancora la bella stagione, il fresco dell'altitudine faceva rizzare i peli delle braccia e scivolava come un brivido scherzoso lungo la schiena. Si annunciava, così, una notte fredda e stellata.

    Il monaco e il suo amico se ne rimanevano dietro al paravento, sbirciando gli imbarazzati militari della Nazione del Fuoco. Erano tra i pochi rimasti a guardarli, poiché gli altri confratelli avevano altro da fare e, d'altronde, la filosofia dei monaci impedisce alla curiosità di prendere il sopravvento sulla diligenza: non sono degli indigeni spauriti, ma dei miti e costanti servitori della tradizione monacale. Tant'è, infatti, che fu difficile per Elanor non notare i due, nonostante questi cercassero di nascondersi dietro a una piccola barriera che lascia intravedere soltanto due sagome.

    "Che facciamo? Ci ha salutati!" Bisbigliò con nervosismo Gatsu nell'orecchio dell'amico, prendendolo per il lembo della tunica arancione. "Non voglio parlarci!" Sbottò.

    "E allora vattene...non avevi da fare nelle stalle prima dell'ora di cena? Guarda che quasi ci siamo!" Lo ammonì l'altro, alzando quel tanto la voce da farsi sentire dalla militaressa lì vicino. "Non ho paura di parlare con uno straniero...non sono bestie, ma pur sempre persone..." Aggiunse riabbassando la voce e scrollandosi dalla presa dell'amico.

    "Ricordi cosa ci ha insegnato il maestro Ugwai?" Chiese il timoroso Gatsu "Sono persone avventate e inclini al male...noi siamo solo pacifici monaci dediti allo studio e alla ricerca dell'illuminazione" precisò con dottrinale perizia.

    "Sai cosa ti dico allora? L'illuminazione vattela a cercare altrove...poi il maestro Ugwai è andato con gli altri anziani in consiglio senza fare tante storie...per cui non mi preoccuperei" Calmò così il suo confratello, con parole amichevoli e con la mano appoggiata sulla sua spalla insicura. "Sai cosa potresti invece fare? Sarei proprio curioso di vedere come sono arrivati fin quassù...scendi sulla piattaforma a vedere con quali trabiccoli si sono arrampicati sul monte" Abbozzò un sorriso divertito, mentre spintonava il suo amico nella direzione opposta a quella da cui arrivava la soldatessa della Nazione del Fuoco. Gatsu, senza aggiungere altro, se ne andò acquattato, sbuffando per la testardaggine dell'amico.

    Il giovane Kiteng raccolse il coraggio e la calma di cui aveva bisogno, quindi uscì dall'ombra del paravento, agitando una mano verso Elanor. "Salve!!!" Dissimulò con un sorriso a dir poco solare ogni titubanza o timore: sembrava soltanto un ragazzino innocente che voleva soddisfare una puerile curiosità. "Chi siete? cosa siete venuti a fare qui?" Parlo con fanciulletta disinvoltura e, mentre aspettava una risposta - quasi come se dovesse aspettarsela da un individuo simile - lanciò un'occhiata nei dintorni: i suoi confratelli erano tornati alle loro funzioni e pochi erano rimasti nei paraggi a badare agli ospiti. Tornò con i suoi occhini grigi sulla ragazza, osservandone i tratti così intensamente che difficilmente nascose il sentimento di imbarazzo che derivava dalla vista di una donna, genere di persona che non aveva ancora mai visto in vita sua. Le sue guance assunsero un colore leggermente rosato, facilmente notabile dall'eventuale interlocutrice. La calma, però, del monaco riuscì ad evitare ogni tonalità di esitazione nella voce, cosa che non lo fece apparire, in fin dei conti, impacciato, ma al conrario vivace ed estroverso.

     
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  4. Silian
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    [EXP: 22.960 exp (30r100x2) Elanor (#3A0057)] [DENARO: 510 NdF; DEPOSITATO: conto ABBIGLIAMENTO: tunica corta rosso rubino aperta ai lati con orli neri, cintura e pantaloni neri] [EV: 900 PV, ABILITA': chi blocking ARMATURA: // ARMI: arco/stiletti (8)]

    MESE 9, GIORNO 10, POST 19 (sett), sera

    Ormai stava per oltrepassare il riparo dietro il quale, da quell’angolazione si vedeva benissimo, i due si erano infilati forse per non farsi vedere. Bisbigliavano. Doveva essere una grande novità quella: non si vedevano tutti i giorni delle aeronavi della Nazione del Fuoco ai Templi…per loro fortuna, aggiunse mentalmente Elanor con un sospiro leggero. L’ultima volta che dovevano averle viste nelle vicinanze era stato solo pochi mesi prima, il giorno dell’attacco. E dire che dal Tempio del Sud si diceva che non ci fossero stati superstiti! Invece eccoli lì, numerosi come non mai…dove si erano andati ad infilare, per passarla liscia? E ce ne erano di così piccoli…

    "Salve!!!" Una voce la distolse dalle sue riflessioni. Girò il capo e si trovò davanti uno dei ragazzini che confabulavano prima dietro al paravento. Aveva un bel sorriso. Lo guardò incuriosita, ricambiando il gesto con la mano. Non sembrava spaventato…Eppure dovresti esserlo…dovresti scappare a gambe levate, prendere il tuo bisonte e volare via come il vento…non sai cosa sta accadendo qui…"Chi siete? cosa siete venuti a fare qui?" Il capo delle guardie si fermò stavolta, studiando il ragazzo. Possibile che nessuno gli avesse detto nulla? Siamo della Nazione del Fuoco…ma questo penso che tu l’abbia capito da solo rispose, valutando le reazioni del giovane monaco. Portava una collana di legno attorno al collo, uno dei pochi segni distintivi che un monaco potesse avere, forse. Ed aveva le frecce. Quindi doveva avere almeno sedici anni….tra i sedici e i diciotto. Forse diciotto erano troppi però, sembrava un po’ troppo smilzo. E probabilmente la sua risposta non lo aveva soddisfatto del tutto. Decise di non sembrare troppo scortese ed aggiunse qualche dettaglio: La ragazza che è entrata con i tuoi maestri è il Signore del Fuoco, Iris…ne hai mai sentito parlare? E noi siamo le sue guardie personali spiegò, cercando di semplificare la faccenda.

    E quello continuava a fissarla. La fissava da quando le aveva rivolto la parola. Era abbastanza imbarazzante. Gli lanciò un’occhiata interrogativa di rimando…aveva forse qualcosa fuori posto? Era pure arrossito. Miseriaccia. Fece un rapido controllo, temendo di trovare qualche strappo o laccio allentato nell’uniforme: le uniche cose che avrebbero potuto scatenare una reazione simile in un ragazzo della sua età…che, tra l’altro, viveva praticamente segregato sulla cima di una montagna…possibile che Shizuka non le avesse detto niente, vedendola andare in giro in quel modo? …però era tutto a posto. E allora che gli prendeva, a quello? Hem…non avete ancora cenato, vero? Non vorrei trattenervi oltre…continuate pure a parlare, scusate il disturbo… disse rapidamente per superare l’improvviso silenzio che si era creato, e mosse un paio di falcate sempre lungo il camminamento dell’agorà. Non gli aveva chiesto il suo nome…non voleva saperlo, stando le cose in una maniera tanto precaria.

    Se gli anziani non avessero accolto la richiesta dei nomadi, sapeva perfettamente cosa sarebbe accaduto. E non voleva conoscere il nome dei cadaveri che avrebbe trovato nella piazza del tempio: era già abbastanza dura tollerare il pensiero che delle persone così giovani potessero essere private della vita, nel nome della politica estera. Le tornò in mente l’immagine di Hade, morto, la stessa che le era balenata pochi giorni prima…ed ai suoi lineamenti si sovrapposero quelli del ragazzo appena incontrato. Scosse la testa con forza, profondamente turbata. Possibile che tutto questo non potesse essere evitato?
     
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  5. A.Kaste
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    aangthelastairbenderbyo

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    MESE 9, GIORNO 10, POST 3 (sett), sera

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    [EXP 1090 Kiteng (#7171FF): 39r100] [DENARO: 900 monete NdA / DEPOSITATO: 0 (link deposito) / ABBIGLIAMENTO: abito leggero da monaco giallo con spalline e cintura arancione. Calzature nere allacciate fino a sotto le ginocchia. Collana del maestro Ugwai ] [EV: 700 / ARMATURA: nessuna / ARMI: bastone aliante]
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    Guardò negli occhi la soldatessa, guardò nei suoi occhi il turbamento che provava nel parlare con lui, diventandone consapevole. Non era difficile per un monaco studiare i comportamenti di un individuo, poiché qualunque atteggiamento che non rientrasse nella quieta condotta mite di una persona equilibrata, saltava subito all'occhio. Come comprendere anzitempo che quel soldato stava provando una sensazione di premonizione, come se avvertisse una morte futura, una morte di fuoco e fiamme? Non poteva il giovane, il quale notò soltanto un turbamento che percepì e basta, lasciando ogni presunzione da parte. Ascoltò le sue parole come se fosse un lamento lontano, concentrandosi invece su quel sentimento straniante e pensieroso. Volle trovare comico il momento in cui Elanor si sentì in imbarazzo quanto lui, cercando i difetti nel suo aspetto che avessero potuto suscitare l'arrossamento delle gote del ragazzo. Effettivamente, forse, aveva esagerato: ma come poteva non rimanere sbaccalito? Una ragazza, dall'aspetto inoltre piacevole, che veste i panni del militare. Inoltre, ripensando all'attacco di pochi mesi prima, era già spirato abbastanza vento su quelle cime per rendere i monaci del tutto mancanti di odio nei loro confronti, per la loro filosofia, la loro voglia di pace e, soprattutto, la voglia di perdonare. Tant'è che Kiteng si mosse avanti, come per approfittare di quella debelozza d'animo, anche se ne era consapevole solo in minima parte. Continuava a sorridere e, quando la ragazza finì di parlare, intercedette con parole mielose e gentili "Ebbene, signora guardia della Signora del Fuoco Iris, io non ho ancora cenato, ma ho da parte una torta alla crema di limone tutta per me: se vuoi te ne posso dare una fetta" Distese il volto niveo in un sorriso disadorno e innocente. Eranor avrebbe potutto quasi credere che il ragazzo avesse letto i suoi pensieri oscuri e che, ora, se ne stesse approfittando. Cosa quasi del tutto sbagliata: era una disincantata abitudine di mite gentilezza che lo spingeva a quel gesto e l'indecisione mostrata prima dalla militaressa l'aveva solo incitato a procedere. "Non essere turbata, non dovete esserlo né voi né i vostri uomini. Ci insegnano che l'odio è fonte di dolore, il perdono è fonte di benessere; poiché non esiste cuore più leggero di quello che ha perdonato anziché odiato..." Citò con l'espressione saputa del maestro Ugwai, alzando l'indice verso l'alto in una posa accademica. Riallargò poi un ennesimo sorriso, indicando con il bastone-aliante che reggeva nella mano destra l'entrata alla mensa. "Siete pur sempre ospiti del nostro tempio e non possiamo lasciarvi a stomaco a vuoto...a meno che non vi sia un uso rispettabile che vi imponga il digiuno" Giunse le mani davanti al petto, come da preghiera, prima di inchinarsi con tutta la parte superiore del busto in un gesto di marziale educazione. "Se dunque volete approfittarne, rimango al vostro servizio." Fino ad allora, il giovane aveva osservato nella sua interlocutrice ogni segno possibile che l'avesse potuto aiutare a comprendere meglio le sue intenzioni; ad esempio, la marzialità della sua posa, l'attenzione ai dettagli e il modo di fare composto e rigido. Osservò a lungo il suo abbigliamento: la tunica rosso rubino, i pantaloni neri; colori raramente visti addosso a una persona del tempio (magari a qualche abitante dei villaggi vicini). Insomma, se paragonati, i due potevano apparire come estremi opposti: uno era fluido, libero e armonioso nelle sue movenze, quasi come se ogni piccolo gesto avesse una misura poetica e danzante; mentre l'altra era rigida, movente a sequenze di scatti precisi e concordanti. Nel loro incontro, il monaco e la soldatessa avevano dato vita a un duello di modi di vivere e abitudini quasi completamente opposte, facilmente notabili da chiunque li stesse guardando. Però, la gentilezza così finimeente misurata dal monaco cercava di fare breccia nel petto della ragazza, come per sintonizzarla con l'atmosfera di quel posto. Se di lì a poco avesse dovuto o no ammazzarli tutti, Elanor poteva certamente dimenticare in quel momento la distruzione, per far spazio nella sua mente alla pace e l'armonia del tempio...


     
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  6. Silian
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    [EXP: 23.260 exp (30r100x2) Elanor (#3A0057)] [DENARO: 510 NdF; DEPOSITATO: conto ABBIGLIAMENTO: tunica corta rosso rubino aperta ai lati con orli neri, cintura e pantaloni neri] [EV: 900 PV, ABILITA': chi blocking ARMATURA: // ARMI: arco/stiletti (8)]

    MESE 9, GIORNO 10, POST 21 (sett), sera

    Un passo, due passi. Tre passi, monaco a ore dodici. Stop. La ragazza sollevò gli occhi, scrutando quello strano ragazzo. Strano, perché aveva la testa completamente rasata, al contrario dei suoi coetanei nella Nazione del Fuoco, che sfoggiavano orgogliosi i loro chignon impeccabili. Strano, perché offriva tranquillamente del cibo ad una persona che faceva parte della Nazione che aveva massacrato metà dei suoi simili. E senza battere ciglio, di nuovo con quel sorriso disarmante. Elanor stavolta si bloccò sul posto, decisamente a disagio. "Non essere turbata, non dovete esserlo né voi né i vostri uomini…” Ecco, si era fatta prendere la mano. Non era accettabile da parte sua, che degli estranei potessero accorgersi in così breve tempo di quello che le passava per la testa: doveva stare attenta e controllare l’ espressione del suo viso. In pochi istanti cercò di ripristinare, nella maniera più naturale possibile, quella impassibilità che le era sempre stata di aiuto nei frangenti meno facili da gestire. Frangenti come quello...

    Il giovane monaco recitò la sua massima con l’espressione di uno di quei vecchi bacucchi che doveva avere come maestri. Il che, detto da un ragazzino smilzo e senza neanche un pelo, era tutto dire. La guardia proprio non ce la fece a trattenere un sorriso, piuttosto tirato per la verità, nel tentativo di non sembrare eccessivamente amichevole. “Rimango al vostro servizio." Concluse cerimoniosamente il giovane monaco, esibendosi in uno degli inchini che dovevano essere la tradizione tra la sua gente. Elanor stette in silenzio per qualche secondo: valutava le parole del ragazzo e cercava la maniera più elegante possibile di restare distaccata, senza tuttavia essere scortese. Ti ringrazio per la gentilissima ospitalità rispose, con un altro leggero inchino Ma abbiamo già mangiato prima di salire al vostro Tempio. Piuttosto, ti farebbe piacere conoscere gli altri elementi della scorta? Loro non hanno mai visto dei monaci prima d’ora, se non faccio qualcosa se ne staranno tutto il tempo rannicchiati come conigliotopi vicino alle aeronavi. Pensi di potertela cavare con nove stranieri? Chiese lasciando che una sfumatura scherzosa si insinuasse nella sua voce controllata.

    Forse non era esattamente l’idea migliore. Se lei si stava facendo tutti quei problemi, non osava pensare a quanti potessero farsene gli altri…o forse, se fosse arrivato l’ordine che temeva di più al mondo, sarebbero riusciti a dimenticare in un istante tutti i legami che avevano stretto in nome della ragion di Stato? Si voltò verso i suoi compagni: stavano lì, esattamente dove li aveva lasciati, a braccia conserte e con sguardo vacuo. Era evidente che cercavano di non dare a vedere il loro imbarazzo, ma lei li conosceva bene e queste cosucce non le sfuggivano. Ormai però aveva fatto la sua domanda: se il ragazzo avesse accettato, avrebbero sostenuto comunque tutte le conseguenze di quel gesto. Eppure, sarebbe stato così bello potersi arricchire mediante scambi come quello: in totale libertà, senza dover temere di veder crollare il giorno dopo quello per cui avevi lavorato solo poche ore prima. Si appellò agli Spiriti in una muta preghiera, che almeno per quella volta lo scempio potesse essere evitato…
     
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  7. A.Kaste
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    aangthelastairbenderbyo

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    MESE 9, GIORNO 10, POST 4 (sett), sera

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    [EXP 1190 Kiteng (#7171FF): 35r100] [DENARO: 900 monete NdA / DEPOSITATO: 0 (link deposito) / ABBIGLIAMENTO: abito leggero da monaco giallo con spalline e cintura arancione. Calzature nere allacciate fino a sotto le ginocchia. Collana del maestro Ugwai ] [EV: 700 / ARMATURA: nessuna / ARMI: bastone aliante]
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    Notò l'evidenza con cui la militaressa cambiò repentinamente il suo atteggiamento. Senza dispiacere, dunque, mutò anch'egli l'espressione, cessando il sorriso, sostituito da un'aria leggera di mitezza e serenità che non lasciava trasparire la delusione derivata dalla risposta di Elanor. Ma non rimase con quell'aria atona a lungo, poiché quand'ella lo invitò a raggiungere gli altri stranieri, riabbozzò un sorriso che tagliò trasversalmente il volto liveo con aria giovenile e sbarazzina."Forse un po' di torta loro la vorranno", ipotizzò e dunque, con la velocità di una freccia, distese il bastone-aliante verso l'alto, sbloccando il suo meccanismo; i grandi ventagli arancioni si aprirono come le ali di un uccello pronto a spiccare il volo. Dunque lo lanciò nell'aria frizzante del tempio, in direzione dello spiazzo dove, poco più in là, i militari stavano aspettando ordini."Torno subito!", esclamò il giovane monaco mentre balzò con il suo strumento nell'aria, aggrappandovisi prima con le braccia e poi con i piedi. Nel giro di pochi istanti volava come un falco sulle ali del vento.

    Dopo che il giovane scomparve all'ombra dei torrioni del tempio, colorati dall'ultimissima luce del sole che ormai era scomparso dietro le cime più lontane, Elanor potè percepire un piccolo movimento dietro a quello stesso paravento da cui prima era sbucato il giovane monaco: era un'altra "crapa pelata", come l'avrebbe chiamato lei, che li stava ascoltando da pochissimi istanti. Molto probabilmente lo stessoo con cui Kiteng stesso stava bisbigliando qualche istante fa. Invero non era Gatsu, ma l'altro migliore amico del giovane monaco: Kim. Era più mingherlino dello stesso Kiteng, aveva l'aria più bisbetica e straniata, ma negli occhi appariva comunque quella scintilla di brio ed energia comune a tutti i giovani. Imitando l'amico, anch'egli fece capolino dall'ombra di quel separé, agitando la mano e salutando Elanor "Heylà! Io sono Kim...tu come ti chiami?" Nelle sue movenze, però, non sembrava comportarsi in quel modo gioviale apposta, come aveva fatto prima l'altro monaco; in questo caso appariva realmente leggermente ingenuo e fanciullesco: o lo era per davvero, o era un attore migliore di Kiteng. "Alle donne della mia gente non è permesso venire qui...anche da voi è così, signore?" Gli abiti sobri e marziali della militaressa l'avevano fatta passare, agli occhi dell'ingenuo monaco, per un uomo. Cosa che forse era già capitata alla comandante delle guardie reali, o forse no. Tuttavia quella specie di macchina parlante pelata non si fermò e continuò a parlare come se niente fosse. "Mi hanno detto che siete arrivati fin quassù utilizzando delle grosse macchine volanti: non avete dei bisonti volanti anche voi?". Forse l'ingenuità era un po' eccessiva, ma il volto tenero e pacioso del ragazzo aveva l'aria di un monaco spaurito e vissuto completamente fuori dal mondo: impressione che altri monaci, come Kiteng, non le avrebbero certamente dato. A Elanor, dunque, non rimaneva che farsi prendere dalla dolcezza di quella timida voce, o rimanerne del tutto indifferente. D'altronde, nessuno tranne lei sapeva cosa sarebbe potuto succedere; ma tutti sapevano cosa era successo, anche se magari Kiteng, Kim e gli altri monaci non lo davano a vedere. La lora filosofia imponeva il perdono, certo, ma si può perdonare tanto dolore e tanta sofferenza? Il passato spesso serve a prevedere il futuro e quell'arrivo fu preso in considerazione dagli abitanti del tempio più di quanto fu dato a vedere. Quello che però traspariva ai militari della Nazione del Fuoco in quel momento, erano la semplice mitezza e la spiritualità del tempio: due aspetti che quel luogo non avrebbe mai perso, qualunque tragedia fosse accaduta.





    Edited by A.Kaste - 22/9/2011, 20:57
     
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  8. Silian
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    [EXP: 23.440 exp (25r80x2) Elanor (#3A0057)] [DENARO: 510 NdF; DEPOSITATO: conto ABBIGLIAMENTO: tunica corta rosso rubino aperta ai lati con orli neri, cintura e pantaloni neri] [EV: 900 PV, ABILITA': chi blocking ARMATURA: // ARMI: arco/stiletti (8)]

    MESE 9, GIORNO 10, POST 22 (sett), sera

    Neanche tre secondi e il tempo di rispondergli, che era ripartito a razzo. Il tempo trascorso dalla decisione alla messa in pratica era infinitesimale…seguì con lo sguardo il triangolo arancione dell’aliante che si allontanava con sicurezza nel cielo della sera. Ok, almeno una cosa era sistemata. Fece per voltarsi ed andare ad avvisare i suoi, quando di nuovo il passo le fu bloccato da un altro ragazzo. Ma saltate fuori dappertutto, voialtri…beh, se il tempio non fosse stato effettivamente casa loro, avrebbe potuto dire che ne era letteralmente infestato. Guardò interdetta quel rospino pelato, che non perse tempo e si presentò immediatamente, replicando in maniera pressoché identica le movenze adottate dal suo compagno. Se non fosse stato al di là di ogni ragionevole dubbio, avrebbe potuto pensare che fosse uno scherzo.

    "Alle donne della mia gente non è permesso venire qui...anche da voi è così, signore?" Elanor squadrò il nuovo arrivato, incuriosita. “…non avete dei bisonti volanti anche voi?” Dritto al punto, questo qui. Buffo che avesse utilizzato un appellativo militare per rivolgersi a lei: doveva aver sentito dei soldati rivolgersi in quel modo ai loro superiori quando avevano invaso il tempio. Di solito, Kim, la mia gente vive tutta insieme nelle città, abbiamo delle case piccole dove viviamo con la nostra famiglia. Però, se non fanno parte della stessa famiglia, uomini e donne non abitano insieme, nella stessa casa intendo rispose tentando di semplificare la faccenda. Se quel ragazzino era sprovveduto come sembrava, probabilmente sarebbe stata solo la prima di una lunga serie di domande. Come potevano gli anziani permettere che i loro novizi crescessero nella più totale ignoranza del mondo esterno? Se fossero accadute altre disgrazie si sarebbero trovati senza casa…e senza strumenti per potersela cavare da soli. Decisamente rischioso.

    Vieni disse al ragazzo, ti faccio vedere come siamo arrivati. Tornò indietro di una ventina di metri, vicino a dove erano radunati i suoi uomini, aspettò che il monaco la raggiungesse e si sporse dal parapetto, indicandogli un paio di palloni aerostatici rossi e neri che galleggiavano qualche metro più in basso. Vedi? Sono dei palloni aerostatici. Niente bisonti, nella Nazione del Fuoco…ma scommetto che voi non avete i rinoceronti di Komodo! Continuò, meno imbarazzata di prima, grazie al fatto che almeno questo qui non la stava fissando come un animale raro. Ragazzi, venite…richiamò con un gesto il resto delle guardie, che si avvicinarono abbastanza titubanti. Evidentemente ritenevano strano il fatto che Elanor fraternizzasse col…nemico? O qualunque cosa fossero quei ragazzini senza capelli. Comunque eccoli lì, ad osservare da vicino il monaco. Questo è Kim lo presentò, indicandolo. E tra poco torna anche un suo amico, che era tento ansioso di farvi provare la sua torta alla frutta spiegò, lasciando che si avvicinassero a verificare di persona che, in fondo, era un essere umano come loro.
     
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  9. A.Kaste
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    aangthelastairbenderbyo

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    MESE 9, GIORNO 10, POST 5 (sett), sera

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    [EXP 1390 Kiteng (#7171FF): 40r100x2] [DENARO: 900 monete NdA / DEPOSITATO: 0 (link deposito) / ABBIGLIAMENTO: abito leggero da monaco giallo con spalline e cintura arancione. Calzature nere allacciate fino a sotto le ginocchia. Collana del maestro Ugwai ] [EV: 700 / ARMATURA: nessuna / ARMI: bastone aliante]
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    Il piccolo Kim non esitò a seguire la soldatessa, muto e silenzioso mentre questa parlava. Ogni volta che si voltava a guardare il piccolo, questi sfornava un sorriso a trecentosessanta denti, come un immaturo giocherellone che sta prendendo in giro l' adulto di turno. Ascoltò le spiegazioni di Elanor con un disincanto dissimulato, poiché egli sapeva ed era stato educato alle altre culture, soprattutto a rispettarle, per cui era una farsa quel fascino disilluso degno di un piccolo ed ingenuo bambino. Riusciva nasconderlo dietro a degli ampi cenni del capo, espressioni di stupore e curiosità. Quando poi si avvicinano al parapetto, anziché appoggiarvisi, vi salì con un balzo, mettendosi in piedi a pochi centimetri dal vuoto che ospitava i due grandi palloni areostatici. "Wow..." , commentò con uno stupore sincero ma esteriormente non troppo diverso da quello dissimulato fin'ora: non voleva certo insospettire la sua interlocutrice. "Certo che questi palloni sono molto più grandi dei nostri bisonti". Lui, come i suoi confratelli, ne aveva sicuramente sentito parlare, ma non ne aveva mai visto uno, nemmeno la terribile sera dell'attacco. In effetti, lui Gatsu e Kiteng non erano nemmeno al tempio, poichè furono mandati a un villaggio nelle vicinanze a ricomprare gli ennesimi ingredienti per le torte sprecate sulle teste dei monaci anziani. Non badò minimamente se la ragazza si fosse preoccupata o no di quel gesto all'apparenza così avventato e pericoloso per un non dominatore dell'aria. "rinoceronti di Komodo?" Sorrise."Sono il vostro equivalenti dei bisonti volanti, vero?" Chiese con un perspicacia che non aveva ancora fatto trasparira da tutta quella ingenuità. Scese dal parapetto, e si avvicinò al resto delle guardie, sorridendo come un gioiello verso tutti quanti.

    I militari non fecero in tempo ad avvicinarsi a Kim, che accanto a loro apparve un'altra testa pelata, quella di Gatsu. "Salve a tutti...io sono Gatsu." Si presentò, sorridendo come aveva fatto Kim pochi istanti prima con Elanor. Quest'ultima avrebbe potuto trovare abbastanza inquietanto il fatto che tre monaci giovani si fossero fatti avanti con quell'aria tenera e gioviale; tutti e tre nella stessa maniera. Infatti lo stesso Gatsu scuoteva la mano verso i soldati mentre si presentava."Cos'è un rinoceronte di Komodo?" Chiese con aria trasognata. "Stupido...è l'animale che usano loro per spostarsi via terra!", l'ammonì Kim. Era abbastanza comico vederli dibattere insieme. Stavano cominciando a battibeccare in modo vacuo e senza senso, quando una terza voce giunse dall'alto.

    "Torta in arrivoooooooooo!" Era Kiteng che stava arrivando a bordo del suo bastone aliante. Con una mano stava reggendo una grossa, gonfia e cremosa torta dal colore bianco e giallo. Era un dolce alla crema di limone. Stava planando sempre più basso, arrivando proprio sopra la testa del gruppo di militari e di Kim e Gatsu. Elanor non fece in tempo ad alzare lo sguardo in cerca della fonte della voce che il grosso bombolone le cadde sulla testa, frantumandosi in una colata di crema profumata e dolce che le cominciò a colare dai capelli sulle spalle e sull'abito color rosso rubino. Se i militari si fossero messi a ridere i monaci non l'avrebbero notato, poiché Kim e Gatsu scoppiarono in una fragorosa risata. Erano arretrati di un passo al segnale dell'amico volante, ma questo non bastò a metterli in salvo, poiché qualche goccia di crema macchio anche loro (e magari anche i soldati). Lo scherzo era venuto meglio di quanto s'aspettassero. Il giovane Kiteng atterrò a un paio di metri dal bersaglio e face roteare in modo acrobatico il bastone mentre le ali tornavano a nascondersi nel suo sottile profilo. Trattenendo con una classe primeggiante le risate, si avvicinò e simulò un pentimento degno di una tragedia. "Oooooooh! Diamine! Mi dispiace! Mi è scappata...devo ancora fare pratica a portare oggetti sul bastone aliante!" Spiegò, mentre con un dito raccolse dalla tunica di Gatsu una goccia di crema, cacciandosela in bocca. "Diamine...era buonissima...avrei voluto farla assaggiare a tutti." Assunse un'espressione così pentita e triste che sembrava stesse per mettersi a piangere. Forse si sentiva realmente dispiaciuto, più per la torta che per altro, oppure cercava un sistema per evitare rappresaglie esagerate da Elanor e i suoi soldati. Le guance, comunque, erano abbastanza rosate da lasciar trasparire il contenimento forzato che stava esercitando il monaco sulle sue risate: torta o non torta, era soddisfatto della beffa perpetuata nei confronti dei militari della Nazione del Fuoco e ne sarebbe valsa la pena quaunque cosa fosse successa in seguito.



     
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  10. Silian
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    [EXP: 23.840 exp (30r100x2) Elanor (#3A0057)] [DENARO: 510 NdF; DEPOSITATO: conto ABBIGLIAMENTO: tunica corta rosso rubino aperta ai lati con orli neri, cintura e pantaloni neri] [EV: 900 PV, ABILITA': chi blocking ARMATURA: // ARMI: arco/stiletti (8)]

    MESE 9, GIORNO 10, POST 25 (sett), sera

    Quando si voltò verso i suoi, notò che la maggior parte di loro aveva ancora la bocca aperta e l’espressione allarmata per l’assurda spericolatezza del ragazzino. Ci si dovevano ancora abituare, non sarebbe stata di certo l’ultima che avrebbero visto, in un posto del genere. Tanto non cade… sussurrò loro con un cenno di intesa. Non sembravano particolarmente convinti, ad esserne sincera…ed anche a lei serviva una buona dose di razionalità, se non voleva farsi impressionare da un paio di novizi spelacchiati. Si, Kim, però non volano, non hanno peli e sono più piccoli spiegò al giovane monaco, che (non si capiva se facesse a posta oppure no), aveva un’espressione abbastanza buffa. Lo scrutò per capire che cosa non le tornasse, quando saltò fuori il terzo elemento della combriccola. E questo qui si chiamava Gatsu…stavolta fu Kazuya a prendere la parola. Un rinoceronte di Komodo è… "Stupido...è l'animale che usano loro per spostarsi via terra!" la interruppe il pelatino senza troppi fronzoli “Ma allora se lo sapevi che l’ai chiesto a fare?” lo rimbeccò Shizuka, un po’ piccata, però quelli non la stavano nemmeno a sentire. Ragazzini…Elanor roteò gli occhi, ricordandosi all’improvviso perché si era rifiutata categoricamente di fare lezione di tiro con l’arco alle reclute.

    "Torta in arrivoooooooooo!" una voce incorporea planò dall’alto, ed undici nasi si alzarono in aria giusto in tempo per vedere il famigerato dolce franare rovinosamente dall’aliante e cadere in picchiata nel bel mezzo del gruppo. Fatto sta, che l’imponderabile direzione dei venti e l’altrettanto imponderabile volontà degli Spiriti vollero che, nonostante gli affannosi tentativi di schivarla, la torta cadesse esattamente in testa al Capitano delle Guardie Reali del Signore del Fuoco.

    Un silenzio stupefatto calò sui soldati. A Mako scappava dal ridere, ma cercava di trattenersi, visto che i due maledetti mocciosi che avevano fatto il gioco al terzo monaco se la stavano godendo così da matti…insomma, era una questione di orgoglio…e di rispetto, insomma, avevano preso in giro il loro capitano! Se fosse stato un incidente, la faccenda sarebbe stata differente. Mooolto differente. Insomma, va bene non essere sempre diffidenti…e pazienti…e calmima se i due che si erano beccati meno torta addosso erano i colleghi del piccolo aviatore, la cosa non poteva essere casuale. Elanor si deterse gli occhi, cercando un varco nella coltre appiccicosa che le aveva ricoperto la testa. Cercava di ignorare la sensazione sgradevolissima di avere del cibo addosso…e quella ancora più sgradevole di essere presa in giro da dei marmocchi. E quella che le stava aumentando a ritmi preoccupanti era irritazione. Irritazione allo stato puro. Represse a stento un pensiero cattivo, ma soltanto dopo averlo soppesato e gustato per qualche secondo…adesso sapeva perché Iris ci aveva messo tanta cura a farli tutti secchi…lanciò ai tre un’occhiata, che definirla incendiaria era poco. Beh, passato il primo scoppio di ilarità, i tre manigoldi si trovarono uno spettacolo abbastanza pericoloso davanti: le guardie, dopo il primo smarrimento, si erano rapidamente disposte ad anello intorno al loro capo, con aria bellicosa; delle scintille azzurrine si dipanavano dalle dita delle due sorelle in prima linea; gli altri stavano acquattati in posizione di combattimento, pronti a scattare. Aspettavano soltanto un ordine…che non sarebbe mai arrivato. Non poteva rischiare un incidente diplomatico per colpa di tre ragazzini ed una torta! RIPOSO! Abbaiò, rivolta ai suoi uomini. Obbedirono all’istante ma senza abbandonare la formazione, ancora scocciati per l’accaduto. Respirò a fondo, per abituarsi all’idea che nessun monaco spiritoso sarebbe finito impalato, quella sera.

    Volete la guerra? Chiese con voce stentorea, avanzando di un passo avanti alle sue guardie. Fissò i tre con fierezza ostentata. E GUERRA SIA! ALL’ATTACCO! Esclamò, e con un gesto repentino si raccolse da una spalla un’abbondante manciata di crema che spedì con un gesto fluido e letale alla volta di Kiteng. Pochi secondi dopo, il primo proiettile veniva seguito da una gragnola di colpi, tutti approntati dai suoi fedelissimi soldati. Ora si, che si cominciava a ragionare…
     
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  11. A.Kaste
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    aangthelastairbenderbyo

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    MESE 9, GIORNO 10, POST 6 (sett), sera

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    [EXP 1490 Kiteng (#7171FF): 36r100] [DENARO: 900 monete NdA / DEPOSITATO: 0 (link deposito) / ABBIGLIAMENTO: abito leggero da monaco giallo con spalline e cintura arancione. Calzature nere allacciate fino a sotto le ginocchia. Collana del maestro Ugwai ] [EV: 700 / ARMATURA: nessuna / ARMI: bastone aliante]
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    Kiteng era soddisfatto della sua bravata, mentre i suoi amici se la ridevano. Burloni esperti, i tre erano dediti a ragazzate di quel genere; il che li portava consuetudinalmente a cacciarsi nei guai. L'occasione in cui avevano appena agito però, era pregna di un'importanza di cui i tre non erano ben consci; sicchè il loro gesto bambinesco era da considerarsi come una vendetta pacifica, adattabile alla loro educazione non-violenta, legata al risentimento che provavano nel loro intimo verso i soldati della Nazione del Fuoco. Ovvio che i maestri del tempio insegnavano ai ragazzi come insabbiare tutte le emozioni sotto la facciata mite della vita spirituale, ma giovani com'erano, i piccoli monaci non avevano ancora raggiunto uno stato di perfetto equilibro tale da impedirgli un gesto simile.
    Tant'è che Kiteng aveva uno sguardo serio ed imperturbato, mentre osservava Elanor trattenere la rabbia e ordinare ai suoi di non attaccare con il devastante dominio. Intanto Kim e Gatsu, che erano dietro di lui, cessarono di ridere soltanto nel momento in cui calò un raggelante silenzio di attesa. Quando lo stesso capo dei soldati si fece avanti con la dignità di una signora, Kiteng non abbassò la testa, incrociando lo sguardo con la fermezza di una roccia, quasi come ad affrontare anche psicologicamente la ragazza. Gli amici, meno coraggiosi, erano dietro di lui che nascondevano le risate, cercando di puntare gli occhioni lacrimanti altrove.

    "Volete la guerra?". A quelle parole il giovane monaco non si tirò indietro e, abbozzando un sorriso risoluto, rispose "solo guerra sapete proporre voi, vero?". Ma prima che potesse anche solo aspettarsi una risposta, Elanor esclamò l'ordine di rispondere alla beffa e il monaco si beccò in faccia una manciata di crema senza nemmeno avere il tempo di accorgersene. Dopo il primo colpo si voltò di schiena, per ricevere gli altri lanci sul dorso e non sulle parti sensibili del corpo. Kim e Gatus fecero lo stesso, arretrando anche di un passo. Quando poi gli avversari ebbero finito la raffica, Kiteng esclamò "Ora!", e i tre , usando il dominio dell'aria, restituirono tutte le munizioni ricevute verso i mittenti con una folata omogenea di vento: spalancarono simultaneamente le braccia, gonfiando i loro vestiti sozzi con un soffio potente di aria che raccolse la crema e la rispedì verso i militari in una massa uniforme color bianco e giallo. Gatsu, va a prendere in cucina la bacinella di crema alla banana!. Bisbigliò Kiteng all'amico, il quale simulò una specie di fuga nella direzione delle cucine situate dietro a un piccolo portico al fondo della piazza in cui si stava verificando lo scontro. "E' scappato il fifone!", aggiunse Kim ad alta voce, come per far intendere ad Elanor e gli altri che il tentativo di ritirata del giovane monaco fosse per motivi meno strategici. Adesso erano solo lui e Kiteng di fronte al gruppo di guardie. Il giovane Kiteng, inoltre, non rimase in attesa di una risposta del nemico, facendo scattare il meccanismo del bastone-aliante per sfruttare i suoi ventagli come scudo. Sarebbe stato dunque più difficile colpirli con un eventuale contrattacco.

    La situazione di gioco era cosa assai ben difficile da immaginare se raccontata a chiunque. Militari della Nazione del Fuoco che si davano ai passatempi più gloriadici dei Monaci dell'Aria più giocherelloni. Lo stesso Kiteng dovette affrontare con un pensiero titubante l'assurdità di quello che stava vedendo. Eppure, per un breve istante, dimenticò quel risentimento che gli aveva spinti alla bravata, lasciando andare anche il risentimento che provava verso quella gente, sostituita da una determinazione sconosciuta, ma assai accesa. Non sapeva perché fosse rimasto lì a lanciarsi della crema con Elanor e le sue guardie, ma quello di cui gli importava ora era soltanto affrontare con tutta la tenacia che aveva i suoi avversari.




    Edited by A.Kaste - 27/9/2011, 11:46
     
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  12. Silian
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    [EXP: 24.040 exp (30r100x2) Elanor (#3A0057)] [DENARO: 510 NdF; DEPOSITATO: conto ABBIGLIAMENTO: tunica corta rosso rubino aperta ai lati con orli neri, cintura e pantaloni neri] [EV: 900 PV, ABILITA': chi blocking ARMATURA: // ARMI: arco/stiletti (8)]

    MESE 9, GIORNO 10, POST 26 (sett), sera

    Elanor osservò con la soddisfazione di un generale in battaglia le sue truppe scagliarsi al contrattacco. La manciata di torta fece un suono dolcissimo, impattando sul viso del ragazzino impertinente. Come era che si chiamava? Ah si, non glie l’aveva ancora chiesto…i guerriglieri nemici volsero le terga per ripararsi dalla furia dell’attacco avversario, terga che furono presto coperte di poltiglia al limone. Ma che spreco…si disse il capitano delle Guardie Reali…è proprio vero che la guerra è uno spreco di risorse, umane e materiali…proseguì il suo monologo muto, immergendo un dito nella crema che le si era spiaccicata sulla spalla e ficcandosela in bocca. Il nomade aveva ragione, era proprio buona…

    Ora! Il grido del ragazzo ruppe il silenzio provocato dalla fine dei proiettili: Elanor si accovacciò in posizione di difesa, inerme di fronte a quello tsunami di crema al limone che minacciava di inghiottirla in modo decisamente poco dignitoso. CAPITANO, A TERRA!!! Un grido alle sue spalle, e le gambe che eseguivano il comando senza che neanche se ne rendesse conto: Mako e Li erano già davanti a lei ed alzavano le braccia al celo in un fluido movimento sincronico: una muraglia di fuoco sorse davanti ai loro piedi, ingoiando la maggior parte della roba appiccicosa che stava volando verso di loro. Per un istante l'agorà fu illuminata a giorno, poi si spense tutto nella luce del crepuscolo. Grida esultanti dal fronte della Nazione del Fuoco. Lei si aggiunse alle acclamazioni di festa…cavolo, da quanto è che non si divertiva così? Sembravano ere…si abbracciarono tutti ridendo, con l’unico risultato di sporcarsi ancora peggio.

    Mentre si scambiavano pacche sulle spalle tornò il movimento sul campo avversario. Una defezione, niente di meno…E' scappato il fifone! Strillò il secondo ragazzino dietro al suo pusillanime compagno. Beh, il gioco sembrava finito…insomma, di roba da tirare non ce n’era rimasta…si guardarono con aria divertita e soddisfatta. E se Sua Altezza viene fuori…e ci trova conciati così? Chiese Ty Lo, afferrandosi due lembi dell’uniforme e sollevandoli come per mostrarli a Mako. Ci inventeremo qualcosa…rispose Elanor con un’alzata di spalle. Tanto ci sarebbero volute ancora delle ore, non c'era da preoccuparsi seriamente. Il primo ragazzino però non sembrava essere del tutto rassegnato. Fece scattare il suo aliante con aria bellicosa, e le ampie vele arancioni saettarono all’esterno con uno schiocco secco. L’innocenza dei suoi occhioni era sparita, lasciando il posto a qualcosa che somigliava un po’ troppo alla faccia di Shizuka quando stava per lanciare un fulmine.

    Ragazzo, dai, possiamo chiudere qui, non ti pare? Chiese Elanor dall’altra parte del campo di battaglia. Cercava di mascherare un sorriso ribelle che lottava per farsi strada sotto la sua pretesa serietà. Da bambina, neanche nei suoi sogni più folli avrebbe sperato di fare una battaglia con le torte! Però purtroppo non era più una ragazzina da tempo…Anzi, visto che ci siamo…non è che avete un posto per darci una ripulita? Se uscisse ora il nostro capo dalla sala e ci trovasse ridotti così, non credo che ne sarebbe entusiasta…riprese, muovendo un paio di passi verso i due, con aria disinvolta. Se davvero amavano la pace, avrebbero voluto evitare di vedere una scena turpe come un sovrano che incenerisce la propria scorta…o forse, il divertimento era troppo attraente anche solo per pensare di darle retta. Ah, la torta…era veramente buona, sai? Disse ancora, per ingraziarsi il volubile nomade.
     
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    MESE 10, GIORNO 9, POST 2 (nov), sera

    [(#FF007F) EXP 156.260 (15r50x2)][DENARO: 1500 mo (gioielli) + 4700 mo NdF + ABBIGLIAMENTO: armatura in pelle, nera, bordata d'oro e con il simbolo della Nazione, capelli raccolti con l'acconciatura tradizionale e fermati dalla corona][EV: 850, ABILITA': fiamme blu, controllo dell'attacco B ARMATURA: D1 (on), ARMI: pugnale (on)]



    Era ormai sera, quando finalmente Iris mise piedi fuori dalla stanza nella quale era stata rintanata tutto il giorno, in compagnia di Shibao, Len-Shu e dell'intero consiglio degli anziani: cinque vecchi ed esperti dominatori, pronti a tenderle tranelli verbali... ma non si era lasciata sorprendere. Aveva mostrato loro che non era una ragazzina, ma il Signore del Fuoco. Aveva stretto i denti, spiegato, insistito... e alla fine era riuscita ad ottenere ciò che voleva. Inspirò l'aria frizzante del tempio, guardando il sole che ormai tramontava. Si sentiva stanca, ma anche felice: era come se quel nodo allo stomaco che le aveva rovinato il giorno precedente si fosse dissolto all'improvviso e adesso voleva solo gridare al mondo che ce l'aveva fatta. Aveva trovato un modo per risolvere i problemi economici della Nazione e presto non avrebbero più dovuto temere i pirati. Non vedeva l'ora di poter dare a tutti i suoi uomini la bella notizia.

    Len-Shu le sorrise, evidentemente anche lui si reneva conto di quello che avrebbe significato l'accordo appena raggiunto. Ora dovevano solo aspettare. I monaci anziani avrebbero mandato un messaggio agli altri templi, tempo una settimana e avrebbe finalmente messo le mani su un tesoro in grado di risanare la madrepatria. Poi avrebbe pensato ai nomadi, avrebbe costruito delle difese per quei templi, avrebbe insegnato loro a difendersi, senza dover uccidere il nemico, come era nel loro stile. Le tradizioni erano importanti e Iris lo sapeva bene: un sovrano saggio e giusto le avrebbe rispettate ed era quello che lei intendeva fare. Chissà, forse un giorno l'avrebbero ringraziata.

    "Dove sono Elanor e gli altri?" chiese in direzione della sua guardia del corpo. Il sorriso sul volto del ragazzo si smorzò, mentre cominciava a guardarsi intorno. Riku lanciò un grido e Iris allungò il braccio di fronte a sé, permettendogli di posarsi. Il litigio del giorno precedente era ormai sopito nella mente di entrambi.
     
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  14. Silian
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    [EXP: 25.680 exp (30r100) Elanor (#3A0057)] [DENARO: 510 NdF; DEPOSITATO: conto ABBIGLIAMENTO: tunica corta rosso rubino aperta ai lati con orli neri, cintura e pantaloni neri] [EV: 1000 PV, ABILITA': chi blocking ARMATURA: // ARMI: arco/stiletti (8)]

    MESE 9, GIORNO 10, POST 1 (nov), sera

    Il nomade ci stava mettendo molto più del necessario a rispondere alla sua domanda. I secondi passavano e lui non sembrava ancora particolarmente intenzionato ad esaudire le sue richieste, anzi, le occhiate circospette che si lanciavano tra di loro facevano intuire le intenzioni bellicose del terribile trio. Elanor aggrottò le sopracciglia e stava per lanciare il suo ultimatum, quando il portone del Tempio si aprì ed iniziarono a fuoriuscire una serie di monaci di età matura: non si trattava certo degli Anziani con cui stava trattando Iris, ma di sicuro la loro uscita voleva dire una cosa sola: le trattative erano concluse ed il Signore del Fuoco stava uscendo dal Tempio, per ricongiungersi alle sue guardie. I Nomadi notarono immediatamente i tre novizi…ed i soldati a poca distanza da loro…e le chiazze di torta sparse per il cortile…

    Per un istante, qualcosa di molto simile al panico offuscò la mente del capo delle guardie…doveva farsi venire in mente qualcosa, ed in fretta…Si massaggiò le palpebre chiuse con i polpastrelli delle dita, cercando di ignorare i richiami preoccupati dei suoi ragazzi che, come lei, non sapevano che pesci pigliare. I tre monelli, nel frattempo, vista la mala parata se l’erano svignata, lasciando dietro di sé soltanto la ciotola che conteneva la crema di banana, che ancora rotolava sul pavimento di pietra dell’agorà. I monaci adulti nel frattempo parlavano tra loro in modo concitato…e li additavano con insistenza. Subito alcuni di loro corsero nella direzione del drappello di soldati ormai rassegnati al loro triste fato. Da quella distanza non potevano riconoscere le loro espressioni, Elanor sperava solo che avessero qualche rimedio rapido a quel disastro!

    Furono davanti a loro in pochi istanti: trafelati e con delle espressioni non certo serene. Si inchinarono più volte, continuando a balbettare scuse imbarazzate. Era piuttosto ovvio che non erano stati i soldati, ad iniziare la guerra delle torte…anche se, onestamente, Elanor non poteva dirsi del tutto innocente per come era proseguita la vicenda. Ma questo non poteva ammetterlo davanti a nessuno. “Sono ragazzini, si comportano come tali” rispose seccamente, simulando una moderata stizza. Detestava mentire, ma qui c’era in gioco la credibilità sua e quella di altre sette persone. “Trovate un modo rapido per renderci presentabili e l’incidente sarà presto dimenticato” sillabò con aria marziale, sentendosi gli sguardi dei suoi uomini sulla schiena.

    Furono attorniati in breve tempo da monaci pelati, alcuni di loro con secchi d’acqua per dare la possibilità ai soldati di pulirsi almeno viso e, sommariamente, i capelli, mentre altri tentavano di asportare il materiale appiccicoso dalle uniformi con piccoli e rapidi colpi di dominio. Nel frattempo Elanor allungava il collo oltre le agitate zucche senza capelli, cercando di scorgere di più cosa stesse accadendo davanti al portone. Vide da lontano, seminascosta in mezzo ai Monaci Anziani, la sagoma di Riku atterrare sul braccio teso di una persona. Iris, senza dubbio. Non c’era più tempo. Ringraziò i monaci “Può bastare, grazie. Ragazzi, andiamo…” i nomadi si scansarono subito e le guardie si misero frettolosamente in formazione. Le chiazze scure che costellavano i loro abiti non erano esattamente svanite e l’intero drappello emanava un gradevole aroma fruttato…ma ormai non potevano farci nulla. “Fate finta di niente!” sibilò il capo, voltandosi rapidamente verso i suoi.
     
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    MESE 10, GIORNO 9, POST 3 (nov), sera

    [(#FF007F) EXP 156.420 (25r80x2)][DENARO: 1500 mo (gioielli) + 4700 mo NdF + ABBIGLIAMENTO: armatura in pelle, nera, bordata d'oro e con il simbolo della Nazione, capelli raccolti con l'acconciatura tradizionale e fermati dalla corona][EV: 850, ABILITA': fiamme blu, controllo dell'attacco B ARMATURA: D1 (on), ARMI: pugnale (on)]



    "Alla vostra sinistra, Altezza" fu la pronta risposta di Shibao, che si scostò per indicare un gruppo di persone con addosso le uniformi della Guardia Reale. Iris carezzò delicatamente il suo falco che arruffò le penne, cercando di ritrarsi. Se i nomadi non avessero accettato la sua offerta gli avrebbe dato il segnale e ora sarebbe stato già in volo in direzione della flotta... ma era andato tutto bene. Non aveva nemmeno avuto bisogno di minacciare i nomadi... finalmente qualcosa che andava per il verso giusto! Avrebbe voluto gridarlo al mondo intero, ma sapeva che non sarebbe stato dignitoso, così se ne rimase lì impettita, aspettando che i suoi soldati la raggiungessero.

    Iris accolse i soldati con un'occhiata sospettosa in direzione di Elanor: non le erano sfuggite quelle uniformi in disordine, né l'intenso odore di banana... non aveva idea di cosa avessero combinato, né aveva la minima intenzione di scoprirlo. "Avrete tempo e modo di spiegare l'accaduto" li informò, severa, mentre Shibao e Len Shu ne approfittavano per squadrare dall'alto in basso quel branco di bifolchi... e fu solo il fatto che Iris era il Signore del Fuoco a trattenerli dal farle notare quale pessima idea aveva avuto ad elevare simili soggetti al rango di Guardie Reali. "Ora andate a rendervi presentabili: i nomadi hanno accettato il nostro accordo, ci permetteranno di usare il tempio per portare l'attacco ai pirati. Ci stabiliremo qui per tutto il tempo che sarà necessario" disse, per poi abbassare la voce per essere certa che nessuno potesse origliare "in ogni caso voglio che non abbassiate la guardia per un solo istante. Non mi fido dei monaci" concluse facendo loro segno di allontanarsi, poi si rivolse a Shibao: "I nomadi hanno deciso di dare un banchetto in onore del nostro accordo, prendi uno dei palloni e vai ad avvisare il generale Huizhong. Voglio lui, il generale Ozun, il comandante Ghao, il capitano Elanor e voi due. Avvisa anche Huizhong di programmare una ronda del tempio per questa notte. Da questo momento il tempio è sotto la nostra giurisdizione, quindi pretendo che la sicurezza sia all'altezza di quella di una qualsiasi città della nazione. Puoi andare." concluse, congedando il ragazzo.

    I nomadi avrebbero preparato un banchetto all'interno del tempio. In quella stagione la temperatura tendeva ad abbassarsi notevolmente, specie a quelle latitudini, e Iris, abituata alle temperature della Nazione del Fuoco e indebolita dalle ferite, ne risentiva più del solito. Rabbrividì, stringendosi nel lungo mantello che nascondeva la sua uniforme. "Meglio se torniamo dentro. Inganneremo l'attesa dando un'occhiata al tempio" disse in direzione di Len Shu, che se ne stava rispettosamente un paio di passi indietro, come da protocollo. Riku non parve apprezzare l'idea e, appena la ragazza giunse al grande portale che conduceva all'interno dell'edificio principale, il rapace spiccò il volo.
     
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